La vasca costituisce una preziosa testimonianza del progetto di un acquedotto che avrebbe dovuto portare l’acqua dalle sorgenti di “Boccadoro” a Trani. I lavori per la costruzione furono avviati il 21 settembre 1825 e terminarono nel settembre 1826. L’opera rimase incompiuta probabilmente dopo aver accertato la presenza nelle acque di un’elevata concentrazione di sali che rendevano inutilizzabile per scopi potabili per l’essere umano.
Il toponimo Boccadoro richiama la presenza di una fonte sorgentizia contestuale ad un’area umida costituita da sorgenti, da canali collettori.
La presenza di paludi e laghi costieri è diffusamente documentata da rappresentazioni cartografiche già nel XVII secolo nella quale è riportata la presenza del lago di Ariscianne prossimo alla costa e non ancora eroso dal mare, oltre che da oggettive tracce morfologiche, sedimentarie e paleontologiche in parte sommerse. Gli impaludamenti che si allungavano dalla periferia tranese fino alla foce dell’Ofanto costituivano il nucleo geografico di diffusione di malattie malariche.
Molte delle paludi allora esistenti furono bonificate all’inizio dell’800. Prima della loro scomparsa, nei dintorni dei lembi residui venivano ancora svolte frequenti battute di caccia e di pesca. La definitiva bonifica dell’area avvenuta nel 1939 modificò definitivamente la fisionomia della zona lasciando come ultima testimonianza la depressione della Vasca sul cui fondo si accumulano e drenano verso il mare le acque sorgentizie continentali.
L’area attualmente svolge un prezioso ruolo ambientale favorevole alla biodiversità dell’avifauna come la garzetta, il martin pescatore, l’airone cenerino e la gallinella d’acqua.