I resti della cosiddetta “Villa di San Vito” si trovano nella località omonima a 2 km circa a sud-est del Monte Salpi e a 6,6 km da Trinitapoli, lungo la riva meridionale dell’antico lago Salpi, in prossimità della masseria Anzani. Si tratta di una villa databile tra il II e il I secolo a.C., scoperta durante le campagne di scavo compiute tra il 1953 e il 1954.
L’impianto della villa era quadrangolare, nel corpo centrale sono incluse la pars rustica e la pars urbana. Quest’ultima è costituita dalla successione di ampio giardino porticato, atrio e peristilio.
Quest’ultimo era aperto su tre lati e era chiuso da un muro (a sud-ovest) che lo separava dalla pars rustica. I resti archeologici fanno supporre che fosse delimitato sul lato nord-ovest da sei pilastri rettangolari e su quelli nord-est e sud-est da otto colonne per lato con interasse identico a quello dei pilastri. I pilastri e le colonne, realizzati in laterizio, dovevano avere capitelli dorici in pietra locale.
A sud-est un gruppo di ambienti si disponevano intorno all’atrio al centro del quale vi era l’impluvium, realizzato con lastre di pietra bianca, probabilmente del tipo tetrastilo, quattro colonne (con capitelli di tipo eolici) angolari reggevano le falde dei tetti. Si conservano oggi i muri degli ambienti per circa 90 cm di altezza. Le pareti dovevano essere intonacate con colori dal blu, al giallo, al rosso pompeiano, come mostrano le tracce superstiti. Gli ambienti erano pavimentati con mosaici a tessere bianche e nere, come attestano alcuni frammenti ritrovati in loco.
A sud-est dell’atrio si apriva un ampio giardino porticato chiuso da un muro, davanti al quale si disponeva, secondo le ipotesi ricostruttive, una fila di sedici colonne.
Nella pars rustica sono visibili i resti di una cisterna circondata da un pavimento in cocciopesto e malta idraulica, di una doppia vasca olearia per la decantazione dell’olio che costituiva l’infernum-structile gemellar e di un ambiente più ampio con pavimento in opus spicatum che ospitava un torcularium. Al momento dello scavo sono stati rinvenuti i resti di un altro pavimento di cocciopesto che fanno ipotizzare che non tutta la parte rustica sia stata esplorata.
Questi dati fanno propendere per un’organizzazione produttiva orientata verso l’olivicoltura.
Attualmente l’area è in stato di completo abbandono e le strutture sono quasi del tutto ricoperte dalla vegetazione spontanea.

