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DIREZIONE GENERALE ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO Ministero della Cultura
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VILLA EBE

VILLA EBE

Indirizzo: Rampe Pizzofalcone
Comune: Napoli
Provincia: Napoli
Regione: Campania
Architettura / Villa

Villa Ebe, uno degli ultimi edifici realizzati dall’architetto britannico Lamont Young, sorge sul fianco occidentale del Monte Echia, nel quartiere napoletano di San Ferdinando. Essa è parte della rielaborazione di un ambizioso progetto che prevedeva la realizzazione di un palazzo per uffici, un albergo e un ascensore pubblico che da via Chiatamone conduceva ai soprastanti terreni del Monte Echia.  L’operazione di trasformazione di questa porzione dello spuntone tufaceo partì con l’acquisto da parte della SEMEN (Società Edilizia Monte Echia Napoli), costituita da Young e il banchiere Astarita nel 1914, di alcuni locali adibiti a botteghe siti in via Chiatamone, delle antiche rampe che conducevano al Monte Echia, e di tutti i suoli all’estremità del promontorio. Tale vasta area doveva accogliere un complesso architettonico utopico, con elementi in ferro e vetro, riferimenti alla cultura indiana, terrazze, padiglioni e minareti. La proposta non ottenne le necessarie autorizzazioni e Young fu portato a progettare un nuovo “<em>castle</em> Lamont”, occupando solo una parte dei terreni a disposizione, in particolare quelli dei giardini retrostanti l’ex albergo delle Crocelle. Ridimensionando la sua idea avveniristica, l’architetto disegnò l’edificio noto come Villa Ebe, concependolo come due scompartimenti distinti che fungevano uno come residenza personale dello stesso Young, nel quale vi abitò fino alla sua morte, l’altro come dimora della famiglia Astarita. Tali abitazioni si sviluppavano ai lati di un corpo centrale, mai realizzato per ordinanza prefettizia. Questo complesso residenziale, a cui si accede dalle rampe del Chiatamone, richiama motivi riconoscibili nella precedente opera dello stesso autore ubicata sul corso Vittorio Emanuele, il castello Aselmeyer. In entrambi i casi, infatti, si ritrova l’adattamento all’orografia del terreno, la presenza di torri, pinnacoli, corpi coronati da merlature, <em>bow windows</em>, finestre con elementi decorativi in tufo e il contrasto cromatico dei materiali come motivo compositivo dominante. La villa Astarita fu distrutta dai bombardamenti del 1943, quella di Young, che assunse il nome della giovane moglie Ebe, sussiste ancora seppure alterata rispetto al disegno di progetto. L’elemento che qualifica la villa come <em>landmark</em> dell’area urbana in cui è inserita, è la torre quadrata con contrafforti ottagonali in pietra vesuviana grezza, cui si accostano elementi in tufo con finestre a croce e <em>bow windows</em> impreziosite da elementi in ferro battuto. La casa fu abitata dalla giovane moglie Ebe dell’architetto Young fino al 1970. Successivamente i suoi eredi ne alienarono la proprietà al Comune di Napoli, che nel 2000 promosse l’avvio dei lavori di restauro, bloccati da un incendio che distrusse gli ambienti interni e la scala elicoidale. Essendo in stato di abbandono, la villa è oramai totalmente in disuso e manifesta evidenti problematiche conservative interessanti anche gli elementi strutturali.  Le vulnerabilità intrinseche dell’opera, caratterizzata dall’uso sperimentale di tecniche costruttive miste, e l’abbandono determinante la perdita degli infissi, il deterioramento degli arredi interni e l’occupazione occasionale abusiva dei locali, hanno infatti causato danni. All’interno dei principali ambienti della villa sono state introdotte puntellature di sicurezza.

 

 

Proprietà: Pubblica
Dettaglio proprietà: Comune
Regime tutela: Provvedimento Espresso
Dettaglio provvedimento: D.M. 13.04.1996
Stato di conservazione: Pessimo
Ambito cronologico secolo: XX