La vita dello straordinario complesso monumentale di Casa del Diavolo a Lavello (PZ) si è sviluppata dall’epoca dell’imperatore Augusto fino al V-VI secolo d.C.
La proprietà dell’area è stata acquisita dal Comune di Lavello. La villa ha miracolosamente conservato intatta la copertura a volta di uno degli ambienti, certamente connesso all’impianto delle terme. Proprio la suggestiva presenza di ruderi così imponenti sulla sommità di una collina apparentemente deserta sembra aver dato origine alla toponomastica.
La struttura, la cui esplorazione sistematica è iniziata solo agli inizi degli anni Duemila, era però nota agli studiosi e agli eruditi da tempo: dalle vicinanze, infatti, proviene un’epigrafe latina che ha suggerito di attribuire la proprietà della villa alla ricca famiglia venosina dei Seppii, che vantava la presenza di propri membri all’interno del senato di Roma.
I lavori della Soprintendenza Archeologica di inizio anni Duemila hanno riguardato la sicurezza statica delle parti a vista del monumento, ma si era anche iniziato a mettere in luce i resti dell’impianto termale, una parte del quale appare trasformata, probabilmente in età tardoantica (IV-V secolo d.C.), in un impianto per la colorazione dei tessuti (fullonica).
Ciò che si può affermare con certezza, è che le strutture pertinenti alla villa occupavano un’enorme estensione e che solo il tempo, e adeguati finanziamenti, consentiranno di riportare alla luce l’inestimabile patrimonio di storia e di cultura sepolto sulla collina di Casa del Diavolo.