Villa Salvetti, settecentesca dimora nobiliare, nota anche come Villa Puoti o Torricelli, prospetta sull’attuale via Martucci nel quartiere di Napoli est Barra. Il palazzo è incluso tra le 122 ville vesuviane censite dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane.
A differenza di molte altre ville vesuviane, villa Salvetti non ha subìto sostanziali modifiche dell’articolazione planimetrica. Essa si sviluppa su tre livelli fuori terra e presenta ancora l’originario impianto, molto simile a quello riportato sulla mappa del Duca di Noja. Nella pianta settecentesca, infatti, il palazzo si configura come un complesso architettonico che costeggia la “strada che porta al casale della Barra” e si proietta verso l’interno con una configurazione ad U che definisce un cortile centrale concluso da un muro. Le caratteristiche che rendono peculiare la villa, dalla tipologia canonica, sono la scala aperta sulla corte, la posizione asimmetrica dell’androne e la localizzazione del giardino. Villa Salvetti era, infatti, completata da un ampio giardino che si estendeva sul lato orientale del palazzo con aiuole geometriche tagliate da sentieri rettilinei per un’estensione che arrivava a coprire più del doppio della superficie dell’intero palazzo. La facciata principale presenta semplici riquadrature in stucco che incorniciano le finestre e i balconi che si susseguono con le medesime dimensioni e posizioni, fasce marcapiano la cui orizzontalità è bilanciata da sottili paraste in stucco e un’iscrizione che reca il nome “Villa Salvetti”. Nella prima metà dell’Ottocento villa Salvetti ospitò la scuola dell’intellettuale Basilio Puoti, esponente più autorevole del Purismo e maestro di Luigi Settembrini e Francesco De Sanctis. Egli, attratto dalla tranquillità del casale della Barra, spesso lasciava la sua abitazione in piazza Dante, nel centro di Napoli, per raggiungere la villa. Ivi adibiva il teatro del palazzo a sala conferenze per esporre le sue teorie a uno stuolo di allievi.
Oggi la villa, di proprietà del Comune di Napoli, giace in uno stato di abbandono e degrado. In minima parte adibita ad uso residenziale, risulta quasi completamente inutilizzata, con più aperture murate o prive di infissi. Dall’androne sono visibili depositi di materiali e si riscontra la presenza di vegetazione infestante, mentre in facciata si riconoscono diffuse patologie di degrado delle superfici architettoniche. Il Comune di Napoli ha effettuato lavori di riqualificazione dell’area verde retrostante.